Il 29 luglio è stato registrato il minor numero di occupazione delle terapie intensive italiane COVID: 38 pazienti. Da allora si è osservato un lento ma inesorabile incremento e oggi siamo arrivati a 133 pazienti COVID critici.
La gravità dei pazienti sembra sia comparabile a quella di marzo e aprile, come dichairato dal presidente dell’associazione Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani, dott Vergallo https://www.repubblica.it/cronaca/2020/09/06/news/l_associazione_anestesisti_i_casi_di_covid_gravi_come_a_marzo_il_virus_non_e_meno_aggressivo_-266395144/

Dal 29/7 a oggi l’occupazione delle terapie intensive è passata da 38 a 133, un aumento di 95 unità.
Il reale numero dei nuovi ricoveri è ben maggiore. Questo numero, 95, è il bilancio tra ingressi (i ricoveri) e uscite (dimissioni, decessi e negativizzazioni).
Se andiamo a sommare gli incrementi regionali dei ricoveri in terapia intensiva (linea bordeaux tratteggiata) vediamo che i ricoveri reali sono ben di più, almeno 193. Anche questo numero è sottostimato ma non ci è possibile avere dati più reali.
Riepilogando, dal 29/7 ad oggi:
- l’occupazione delle terapie intensive è passata da 38 a 133 pazienti
- sono stati ricoverati almeno 193 pazienti nelle terapie intensive COVID
- sono stati ricoverati almeno 1607 pazienti nei reparti COVID (calcolati sempre sommando gli incrementi regionali, linea tratteggiata blu, con la scala a destra)
Possiamo far un confronto con le prime fasi dell’epidemia?
Questa è l’occupazione delle terapia intensive COVID italiane all’inizio dell’epidemia:
- 26/2: 36
- 27/2: 56
- 28/2: 64
- 29/2: 105
- 1/3: 140
- 2/3: 166
- 3/3: 229
Se guardiamo solo l’occupazione nelle terapia intensive possiamo vedere che l’incremento che abbiamo avuto adesso in 40 giorni si era verificato in 5 giorni.
Nei primissimi giorni dell’epidemia italiana le uscite dalle terapie intensive erano pochissime e forse solo decessi Dal 26/2 al 3/3 ci sono stati 193 nuovi ricoveri o poco più (al 3/3 i decessi totali erano 79 e sicuramente non arrivavano tutti dalle terapie intensive). Quindi forse è più corretto dire che l’aumento che stiamo osservando negli ultimi 40 giorni è simile a quello che si vedeva in 7 giorni all’inizio dell’epidemia.
Quindi sembra che l’epidemia stia crescendo 6-8 volte più lentamente che a febbraio e marzo.
Quindi la situazione è la stessa di marzo?
No, per fortuna no. Certo la situazione di oggi è molto meglio di quella di marzo ma indubbiamente peggio di quella di luglio. La crescita attuale oltre a essere più lenta è meglio distribuita su tutte le regioni, situazione che offrirà un minor carico degli ospedali (i pazienti saranno meglio distribuiti tra le varie regioni) e la minore velocità darà tempo agli ospedali di dimettere una parte dei pazienti prima dei nuovi ingressi.
Ora però bisogna essere estremamente prudenti e smettere di sminuire la gravità della situazione, dobbiamo fare di tutto per rallentare i contagi.
La Spagna che ha visto un’importante crescita dei casi ha oggi quasi 1000 pazienti in terapia intensiva (976 per la precisione https://www.worldometers.info/coronavirus/).
Il picco di saturazione delle terapie intensive italiane si è avuto il 3 aprile con 4068 letti occupati, un mese dopo il 3 marzo. Se l’andamento rimane invariato si potrebbe avere lo stesso numero complessivo di pazienti tra 6-8 mesi, per fortuna con una saturazione più bassa essendo disponibile più tempo con miglior turn over dei letti disponibili.
Non c’è alcuna certezza che tra 8 mesi il vaccino sarà disponibile e soprattutto che si sarà conclusa la sua distribuzione. Putin afferma di poter produrre 5 milioni di dosi di vaccino al mese (https://www.lastampa.it/esteri/2020/08/15/news/coronavirus-la-russia-annuncia-prodotto-il-primo-lotto-del-vaccino-1.39197741), ammesso che sia vero e che l’italia sia in grado della stessa produttività, quanto ci va a vaccinare 40 milioni di italiani? 8 mesi ma oggi il vaccino non c’è.
Potrebbe arrivare una cura specifica ma, per il momento, bisogna combattere con le poche armi che abbiamo ed essere consapevoli che l’apertura delle scuole, di tante aziende e il ripopolamento delle città potrebbero far aumentare ulteriormente i contagi.
Bisogna essere rigorosi e sistematici nel distanziamento, utilizzo delle mascherine quando previsto, igiene, isolarsi ai primi sintomi simil-influenzali, installate l’app immuni.
Attenzione massima negli ospedali e per tutti i soggetti fragili.
Queste sono le poche armi che abbiamo e che dobbiamo utilizzare per frenare la ripresa dei contagi.
Take home message: indipendentemente dalle previsioni più o meno esatte, non bisogna sottovalutare i trend in salita ed é meglio prendere piccoli provvedimenti subito piuttosto che provvedimenti drastici tardi.
PS: non è assolutamente ragionevole pensare che un numero rilevante di pazienti in terapia intensiva sia ricoverato per altri motivi e casualmente si scopra un tampone positivo. In Italia il SARSCOV2 sta infettando una percentuale molto bassa di soggetti, quindi la probabilità che una persona sia infettata da SARSCOV2 e casualmente vada in terapia intensiva per altri motivi è bassissima. A marzo, quando il virus stava infettando un numero maggiore di persone di adesso, i ricoveri in terapia intensiva occasionalmente infettati da SARSCOV2 erano pochissimi e percentualmente irrilevanti, non c’è alcun razionale per cui questa quota debba essere significativa ora.
Se facciamo due conti, l’ISTAT dichiara dal 2010 al 2013 tra i 160000 e 171000 ricoveri all’anno in terapia intensiva e subintensiva (http://dati.istat.it/Index.aspx?QueryId=11100), quindi una media di 468 ricoveri al giorno.
Negli ultimi 10 giorni, guardando gli incrementi regionali, abbiamo avuto almeno 101 nuovi ricoveri nelle terapie intensive COVID. 101/4680 = 0,021.
Se fossero tutti ricoveri in terapia intensiva per altri motivi, casualmente con tampone positivo, vorrebbe dire che oggi un cittadino su 50, il 2,1%, è infetto e per fortuna non è così. Dall’indagine sui sierologici sappiamo che fino a maggio si è infettato solo il 2,5% degli italiani, probabilmente gli infetti attivi ora sono pochissimi, molti meno del 2,1% ma anche dello 0,21% di conseguenza la quota di riscontri occasionali di SARSCOV2 nelle terapie intensive non può essere rilevante.